Le problematiche agronomiche dei sistemi cerealicoli biologici sono simili a quelle dei sistemi convenzionali anche se spesso generano un effetto maggiore sia sulla produttività che sulla qualità della produzione. In particolare, l’aumento della pressione esercitata dalle infestanti e la carenza di azoto sono i vincoli che più frequentemente limitano la redditività delle aziende biologiche. La presenza delle erbe infestanti, infatti, determina un rallentamento della crescita della coltura principale con una conseguente diminuzione della produzione, dovuta sia alla competizione per i nutrienti e l’acqua tra la pianta coltivata e le malerbe sia per effetto di fenomeni allelopatici, ossia in seguito alla produzione ed al rilascio di sostanze allelopatiche da parte delle radici delle infestanti che inibiscono la crescita della vegetazione circostante. Per superare queste limitazioni è necessario adottare interventi di tecnica colturale in grado di contenere lo sviluppo delle infestanti e migliorare la fertilità del suolo come la rotazione delle colture, l’utilizzo di fertilizzanti organici oppure ricorrendo alla pratica del sovescio, al fine di ripristinare il livello ottimale di fertilità del suolo. Inoltre, per limitare al minimo i danni delle malerbe è possibile agire con interventi diretti, come la strigliatura oppure adottando metodi indiretti come la scelta di varietà competitive, modificando la densità di semina e l’epoca di semina.

In tutti i casi è necessario partire da una approfondita conoscenza delle erbe infestanti dal punto di vista biologico, fisiologico ed ecologico al fine di adottare la migliore strategia di gestione e controllo. La gestione delle erbe infestanti nei sistemi biologici, infatti, è molto complessa e richiede innanzitutto una buona conoscenza delle specie botaniche e del loro ciclo biologico. E’ stato proprio questo il tema dell’incontro tecnico dal titolo “Problematiche malerbologiche della cerealicoltura Appulo-Lucana” organizzata nell’ambito del progetto SOFT “Smart Organic Farming Techniques” e finanziato dalla Regione Puglia PSR 2014-2020, Misure 16.2. L’iniziativa è stata promossa dal CREA-CI di Foggia e dai partner di progetto e realizzata in collaborazione con l’Accademia dei Georgofili sezione Sud-Est e l’Associazione provinciale dei Dottori in Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali della provincia di Foggia. Gli interventi tecnici sono stati affidati al prof. Pasquale Viggiani dell’Università di Bologna e il prof. Pasquale Montemurro dell’Università di Bari. Il primo si è soffermato sulla “Diffusione e identificazione delle infestanti del grano duro”, mentre il secondo ha affrontato un altro aspetto molto importante che riguarda “la situazione della resistenza agli erbicidi”. L’incontro ha fornito una serie di strumenti pratici per gli agricoltori, mettendo a disposizione le informazioni necessarie ad individuare le infestanti più comuni e diffuse nei cereali autunno-vernini.

Le erbe infestanti in genere vengono distinte in due gruppi: graminacee e dicotiledoni. Le graminacee, dette erbe a foglia stretta per la forma affusolata delle foglie, appartengono alla stessa famiglia botanica del grano (Graminacee o Poacee), mentre le dicotiledoni, dette erbe a foglia larga per distinguerle dalle prime, sono così chiamate perché i semi contengono una minuscola piantina munita di due foglioline chiamate cotiledoni.

 

Le erbe infestanti a foglia stretta o graminacee dei cereali (alcuni esempi)

 

Avena selvatica – La sistematica del genere Avena non ha ancora un assetto definitivo e tra le specie infestanti appartenenti a questo genere si segnalano Avena sterilis L., A. fatua L. (avena selvatica) e A. barbata. Si tratta di una pianta annuale con germinazione scalare soprattutto primaverile. Predilige suoli fertili, ricchi di calcare e pesanti. Tipica dell’avena selvatica è la capacità di conservare per anni il suo potere germinativo, che si sviluppa prevalentemente in inverno. Si riconosce per il fusto eretto, le foglie per lo più glabre ad eccezione dei bordi laminari in prossimità del collare, dove persiste una peluria rada e lunga. La ligula membranacea e dentata è associata ad auricole assenti. La capacità di danno alle colture è notevole, soprattutto per lo spazio occupato e che sottrae nutrienti a causa dell’imponente apparato radicale;

Loglio – Il loglio (Lolium multiflorum Lam.) è una pianta annuale che germina dalla primavera all’autunno e inizia a fiorire a partire dalla primavera. Si trova in differenti tipologie di suolo, in particolare nei terreni ricchi, compatti, limosi o argillosi e ricchi di azoto, nei bordi dei campi e nei terreni incolti. Si riconosce soprattutto per le foglie lucide nella pagina inferiore. Queste sono glabre; la ligula è corta, poco visibile mentre le auricole sono a forma lanceolata, spesso incrociate tra loro. Può arrecare danni di entità notevole nei campi coltivati e rappresenta una delle principali problematiche nelle aziende cerealicole.

 

 

Le erbe infestanti a foglia larga o dicotiledoni dei cereali (alcuni esempi)

 

Papavero – Il papavero (Papaver rhoeas L.) ha un ciclo annuale con germinazione primaverile-estiva e fioritura da aprile a luglio. È una pianta erbacea, con fusti eretti, ramificati e setolosi, ricoperti di peli. L’impollinazione avviene per mezzo degli insetti e la disseminazione per mano dell’uomo, del vento o dell’acqua. E’ presente soprattutto nei terreni ricchi di azoto laddove il clima è moderatamente caldo e soleggiato. Si riconosce per la radice a fittone e le foglie di forma ben diversificata – palmata, oblunga, dotata di peli, lanceolata. L’inflorescenza presenta una tipica corolla a quattro petali tondeggianti, di colore rosso vivo, con macchia scura nell’area centrale. I danni provocati possono essere di media entità, provocati dal consumo di azoto e dall’occupazione di spazio;

Stoppione – Lo stoppione (Cirsium arvense L.), conosciuta anche con il nome di cardo campestre, è una pianta perenne, con radici molto profonde e stoloni rizomatosi. La specie è molto variabile nella pelosità e spinosità delle foglie che solitamente sono lobate, a volte anche intere. Le piante si riproducono prevalentemente per gemme radicali in quanto producono per lo più fiori di un solo sesso, per cui l’impollinazione e la conseguente formazione del seme risultano compromesse. Per incrementare la probabilità d’impollinazione, la pianta produce fiori profumati che attirano farfalle impollinatrici. La germinazione avviene in primavera, mente la fioritura si verifica da luglio a ottobre. Si riconosce per i cotiledoni arrotondati, chiusi e glabri e le foglie vere ovoidali, senza picciolo munite di spine acuminate. L’inflorescenza presenta un involucro spesso rossastro;

• Senape – La Senape (Sinapis arvensis L.) è una pianta annuale che germina in primavera e fiorisce dalla primavera all’autunno; impollinazione avviene per mezzo degli insetti o per autogamia. E’ presente nei terreni fertili e ricchi di azoto, in luoghi ben soleggiati e moderatamente caldi. E’ un indicatore dei suoli ricchi di argilla. Essa tende a svilupparsi in massa, arrecando danni di media o considerevole entità, per lo spazio che occupa e per le sostanze nutritive che sottrae al terreno.

 

 

 

 

A cura di Pascquale De Vita, Ricercatore del CREA-CER

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